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L’outdoor education

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Offrire ai bambini proposte e opportunità di educazione all’aperto significa considerare i processi di apprendimento fondati anche sul presupposto che “fare educazione” significa “far fare esperienza” e di seguito rielaborazione di ciò che il bambino ha prima avvicinato e conosciuto col proprio corpo, col movimento e coi propri sensi (toccato, annusato, osservato, ascoltato…) e dunque sperimentato.
Il bambino, attivato da interesse e perciò motivato (con curiosità, utilità, desiderio e voglia di scoprire e capire…),si muove nell’ambiente esterno e lo vive, integra osservazione e movimento, seleziona ciò che lo pro-voca, e in qualche modo se ne appropria nel momento in cui, attraverso l’interazione, ne incontra le possibilità e impara a stare in relazione con esse.

Oltre alle competenze sensoriali, alla capacità propriocettiva, ad una maggior consapevolezza del limite e al rapporto con le cose, il muoversi all’aperto favorisce la conoscenza di sè, il senso di autonomia e il senso di autoefficacia del bambino, perchè scopre cosa sa fare, impara a riconoscere le leggi che guidano la natura o il contesto e a misurarsi con esse, ad orientarsi, a superare ostacoli, a trovare strategie per raggiungere i propri obiettivi o realizzare ciò che lo interessa.
Sentirsi capace, scoprire di saper fare e sapersi muovere, in situazioni in cui la motivazione e l’attivazione per ciò che interessa o verso territori da esplorare e conoscere in autonomia sono state più forti del bisogno di vicinanza all’adulto o di permanere in territori familiari, contribuisce potentemente allo sviluppo del senso di autoefficacia e all’attivazione di sentimenti di sicurezza che bilanciano il bisogno di attaccamento agli adulti di riferimento e la dipendenza da essi.

Ma c’è di più. In effetti molto spesso si considerano le esperienze di outdoor education praticabili esclusivamente nella scuola d’infanzia, pur conoscendone o intuendone le potenzialità anche nella scuola primaria.
Se volgiamo lo sguardo ad esperienze europee, ma basterebbe sia ricordare “nostre” italiane esperienze dei primi del novecento e del dopoguerra, sia vedere cosa si fa oggi in alcune scuole primarie in Italia, possiamo comprendere quale enorme, e per lo più non praticata, occasione d’apprendimento costituisce l’educazione in outdoor.
Sviluppare opportunità di imparare sulla base di osservazioni ed esperienze in situazioni reali non solo è possibile, ma favorisce un’appropriazione del sapere molto più profonda e duratura per tutti i bambini, inoltre favorisce l’interesse, il coinvolgimento, l’attivazione anche di bambini che già a sette/otto anni sono disinteressati all’apprendimento delle materie curricolari.

E’ possibile attivare questo livello di apprendimento certamente per materie quali scienze naturali e sperimentali, per lingua, storia, geografia, inglese e altre, interfacciando ed elaborando percorsi in cui le esperienze in outdoor siano precedute e comunque seguite da attività di rielaborazione in indoor.
A titolo di spunto di ciò che è possibile sperimentare, consideriamo alcune esperienze promosse nell’anno scolastico 2013-2014 in una scuola primaria di Rimini (Centro Educativo Italo Svizzero – CEIS). Tutta la scuola, dalla sezione primavera alla quinta classe della primaria, ha approfondito il tema della conoscenza della propria città, ponendo al centro della programmazione annuale “La città e chi la vive”.
Ad esempio nelle classi terze della scuola primaria, sviluppando attività interdisciplinare, talora con la classe, talora in piccoli gruppi, i bambini si sono incamminati alla scoperta della propria città, sviluppando nei mesi molteplici attività di conoscenza, con attenzione a chi la vive e ai mestieri praticati. I bambini, sempre affiancati dalle maestre, hanno preso dimestichezza con la piantina della città, imparando ad utilizzarla per raggiungere le mete prefissate, a partire dall’individuazione della strada per raggiungere la scuola muovendosi dalla propria casa, fino ad arrivare ad utilizzare la piantina della città per raggiungere l’URP del Comune o andare in Biblioteca.

Hanno progressivamente scoperto percorsi e luoghi, familiarizzato con essi, realizzato interviste a chi lavora in determinati contesti pubblici e anche agli abitanti della città, e in aula, volta per volta, hanno dapprima contribuito alla progettazione delle azioni e poi, al rientro dalle attività in outdoor, hanno rielaborato l’esperienza attraverso discussione, riflessione e confronto di idee, giungendo a produrre scritti come dei veri “saggi” della città. Hanno anche effettuato proposte su come vorrebbero la loro città…
Restando sul cammino delle terze classi, senza inoltrarci nelle esperienze pur significative di altre classi, lasciati i percorsi nella città, parallelamente ad essi sono stati effettuati in lingua inglese diversi scambi di conoscenza reciproca e scambi epistolari con una scuola in Etiopia. In storia, arrivando a studiare i Villanoviani, sono andati a Verucchio a scoprirne le origini.

I bambini non dimenticheranno più i Villanoviani e la loro storia…
Questi cenni, senza addentrarci oltre, costituiscono traccia del racconto di un’esperienza che ha coinvolto i bambini in significativi percorsi in outdoor, offrendo indicazione su come ciò sia possibile anche nella scuola primaria, senza disattendere i percorsi curricolari, ma in integrazione ad essi ed in interrelazione tra essi. Quanto ai bambini della classe terza citata, hanno vissuto l’apprendimento in outdoor con lo sguardo di chi, stando dentro e toccando con mano situazioni reali, si è sentito più grande e responsabile, e in qualche caso con lo sguardo di chi ha vissuto un’avventura, riuscendo poi a sentirsi più incisivamente coinvolto ed interessato all’elaborazione in indoor.

 

23 Giugno 2014

Daniela Pesaresi
Psicolaga Psicoterapeuta

Servizio Liberamente Cooperativa Sociale Il Millepiedi

 

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