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Gioco, giochi e giocare nei primi anni di vita

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Il gioco è la più completa espressione della personalità dei bambini. Non c’è niente di più serio e coinvolgente del gioco per un bambino, che attraverso questa piacevole e spontanea attività trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico creando un mondo immaginario a misura dei suoi sogni, fantasie e desideri.
Il gioco nasce e si svolge in totale libertà, per il puro piacere di giocare, ma non è solo puro divertimento, per il bambino è una necessità e un’attività che permette di sviluppare le sue capacità intellettuali.
La modalità più significativa sia sul piano emozionale ed affettivo che su quello intellettivo è sicuramente quella del gioco simbolico – in cui il bambino fa “come se” un certo oggetto fosse un altro oggetto (una costruzione che accompagnata dal rumore “Brum brum” diventa la macchina del babbo) e contemporaneamente nelle fasi più avanzate, finge di essere altri rispetto a ciò che è (la bimba che imita la mamma fingendo di stirare o accudendo il suo bambolotto) – che prevale nell’attività ludica dei bambini piccoli a partire da un anno circa. Attraverso le varie fasi di gioco simbolico, che caratterizzano momenti diversi della loro crescita, i bambini esprimono e rendono visibile il loro mondo interiore, i loro desideri e bisogni ed offrono all’adulto la possibilità di agire su quel mondo, non solo trovando risposte a desideri e bisogni più o meno espressi ed espliciti, ma anche attuando interventi idonei a favorire lo sviluppo delle loro capacità intellettive e delle loro attitudini relazionali. È importante dare spazio e sostegno al gioco dei bambini favorendo lo sviluppo verso forme via via più variate ed articolate. Tuttavia non bisogna dare per scontato che tutti i bambini giocano in maniera significativa in qualsiasi situazione e con qualsiasi cosa.

Il gioco è anche una potente valvola di sfogo per tutte le ansie, le paure e le frustrazioni che inevitabilmente accompagnano la crescita.
Agendo nel gioco le difficoltà di ogni giorno legate al crescere, in un mondo simbolico più a sua misura, il bambino può far fronte a problemi di complessità maggiore.
Giocando trova il modo di esprimere ciò che gli interessa mettere in atto in quel momento: agisce simbolicamente una situazione, un conflitto ecc.
Ma quale deve essere il ruolo dei genitori o degli adulti rispetto ai giochi dei bambini? È liberatorio poter scambiare i ruoli e imporre, almeno per finta, ai genitori quell’autorità a cui di solito è il bambino ad essere sottoposto (come per esempio la bambina, che nel gioco si finge la mamma e sgrida o comanda la propria madre, che nel gioco impersona la bambina ).

Giocando con i genitori si crea un clima di intimità e complicità. Se però al genitore proprio non piace giocare può partecipare indirettamente al gioco restando accanto al bambino.
L’adulto che segue il gioco dei bambini, per esercitare su questi un ruolo positivo dovrebbe essere in grado di impersonare il duplice ruolo di attore e regista, che propone senza imporre, che aiuta a mantenere vivo il gioco, rimarcandone verbalmente alcuni passaggi ed evidenziandone, se necessario, le ragioni.

Talvolta è indispensabile che l’adulto intervenga a mediare il difficile passaggio fra i giochi fatti da soli, ai giochi più ricchi, ma complicati perché implicano la collaborazione fra compagni.
Anche quanti e quali giochi scegliere ha la sua importanza.
I giocattoli sono utili allo sviluppo delle funzioni cognitive, ma solo se sono in numero limitati, altrimenti il bambino è sottoposto ad eccessive stimolazioni e perde la concentrazione diventando inconcludente nel gioco. Quando un bambino ha una camera piena di giocattoli non può apprezzare ogni singolo oggetto, perché ne ha molti analoghi. Tanti oggetti confondono e finiscono per non avere più nessun significato. Chi ha tutto ha poche possibilità di sviluppare la propria creatività. I giocattoli preferiti sono quelli che danno più spazio alla libertà e alla creatività, quindi semplici, quasi come un foglio bianco su cui il bambino può creare ciò che vuole seguendo la sua fantasia e i suoi bisogni.
Ogni fascia d’età ha dei giochi.

Da sei mesi (o circa da quando il bambino può stare seduto) all’anno si può proporre al bambino il Cestino dei tesori, un cesto rotondo, senza manici, contenente oggetti di metallo, legno carta, stoffa ed elementi della natura di uso quotidiano. Durante questa attività il bambino esplora gli oggetti contenuti nel cestino affiancato dalla presenza di un adulto significativo che ha il semplice, ma fondamentale ruolo di accompagnare, rassicurare e sostenere il bambino.

È un’esperienza di esplorazione spontanea che i bambini fanno entrando in contatto con materiale, naturale, non strutturato e che appartiene alla vita quotidiana, poiché molti oggetti sono di uso domestico.
La sua evoluzione è il gioco euristico che si propone ai bambini dai 12 ai 24 mesi, ma che spesso interessa anche i bambini più grandi.
Materiali naturali e di uso comune (contenitori, mollette, nastri, rotoli, ecc.) sono proposti ai bambini che esplorandoli e associandoli tra loro possono compiere diverse azioni combinate infilare, svuotare, lanciare, ecc. il materiale può essere proposto in mucchietti, separati preferibilmente sopra ad un tappeto.

Anche in questo caso l’adulto ha un ruolo di osservatore, che sostiene la spontanea esplorazione del bambino, senza influenzare le sue azioni.
L’iniziale curiosità suscitata nel bambino dal materiale può essere seguita da un bisogno di trovare sicurezza tra le braccia dell’adulto per poi riprendere l’esplorazione creativa di un materiale o la possibilità di intersecarli tra loro (infilare uno o più anelli di legno in un filo per esempio).
Fondamentale una volta concluso il gioco è riporre i materiali suddivisi tra loro ciascuno nel proprio sacchetto. Oltre all’abitudine all’ordine si stimolano nel bambino importanti funzioni logico matematiche.

Cestino dei tesori e gioco euristico sono due attività strutturate (ciò che l’adulto pensa e propone ai bambini) che colgono il bisogno di esplorare e conoscere il mondo.
Successivamente con l’aumento delle capacità sociali e l’incontro con i coetanei, i giochi assumono anche il valore di permettere al bambino di mettersi alla prova, di scoprire e verificare le proprie possibilità, per comprendere sempre di più quali siano le sue reali capacità.
Fino ai 3, 4 anni i punti di riferimento e i modelli per il bambino sono i genitori: adulti che guardano dal basso verso l’alto. Insieme ai coetanei il bambino può cominciare a fare le prime prove, alla pari.

Studiano come diventare grandi e cercare di raggiungere i loro obiettivi, verificando le proprie capacità e confrontandole con un coetaneo: “guarda cosa sono capace di fare! e tu?”.

Iniziano i primi giochi di gruppo, anche se non sono ancora strutturati con precisione, le regole ci sono, ma sono quelle che si danno autonomamente i bambini e possono cambiare di momento in momento. Il bambino passa dal gioco solitario che faceva a casa, al gioco con i compagni, ridistribuendo tra essi i ruoli che interpretava prima da solo.

I primi giochi tra coetanei di 3 anni nascono spontaneamente tra 2 o 3 bambini, che senza un preciso progetto iniziale, elaborano una sezione di gioco in cui ciascuno impersona un ruolo, anche per un tempo breve, per poi passare ad un ruolo diverso.
Il gioco resta un’attività fondamentale per tutta la nostra vita. Anche da adulti si gioca.

 

20 Febbraio 2015

Dott.ssa Maria Paola Camporesi
Coordinatrice Pedagogica Area Infanzia Il Millepiedi cooperativa sociale, Rimini

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