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Educare alla rabbia – 1-

rabbia lungo

Le nostre emozioni ci guidano e ci accompagnano nell’affrontare le situazioni della vita quotidiana. Ogni emozione ci porta a mettere in atto dei comportamenti caratteristici. Se per quel che riguarda le emozioni, considerate dalla maggioranza delle persone come “positive”, l’espressione dei comportamenti connessi non crea in linea di massima nessun problema, lo stesso non si può dire per emozioni come la rabbia, in cui non sempre è possibile manifestare liberamente alcuni comportamenti legati ad essa.
D’altra parte è importante poter manifestare la rabbia, ma è necessario riuscirlo a fare nel modo più adeguato senza reprimerla ne “scaricarla” fuori. Nei rapporti affettivi, infatti, l’espressione della rabbia in maniera incontrollata può provocare delle ferite che fanno a lungo soffrire le persone e possono deteriorare il rapporto.
Le modalità con cui si esprime la collera risentono di numerosi fattori tra cui in primis, le caratteristiche temperamentali della persona, l’educazione genitoriale rispetto alle modalità accettabili e inaccettabili di esternare la rabbia e le norme socio culturali vigenti.
L’espressione della rabbia è anche uno dei campi di maggior dibattito in ambito educativo. Si vorrebbe da una parte che i bambini non fossero aggressivi con gli altri, consci di quanto questa modalità possa rendere difficili i rapporti, ma dall’altra sarebbe auspicabile che “non si facessero mettere i piedi in testa”. Risposte rabbiose vengono fortemente represse nei bambini dalle persone che si occupano di loro, di conseguenza ogni bambino comincia sin da piccolo a fare i conti con il suo temperamento, quel qualcosa di innato nella struttura del suo carattere, e le modalità di espressione della rabbia considerate accettabili o meno dalle figure di riferimento prima e dalla società poi. Diventerà quindi un adulto con un suo “modello” di modalità “giuste” di manifestare la rabbia, del quale potrà non avere consapevolezza, ma che si troverà ad utilizzare in tutte le situazioni che gli richiedono di fare i conti con questa emozione.
La rabbia,dunque, è tra le espressioni emotive più difficile da gestire e che spesso spaventa di più in noi e negli altri. Si tende a scacciarla a reprimerla, tenerla lontana. Essa è spesso un miscuglio di tensioni che si sono accumulate in noi fino a diventare intollerabili ed è quindi necessario scaricare. La modalità con cui questa rabbia, miscuglio di tante altre emozioni come angoscia, frustrazione, dolore ecc., viene espressa, può spesso essere distruttiva e addirittura ritorcersi contro di noi.
Questa emozione, è una di quelle che proviamo più spesso, con variazioni di intensità che vanno dall’ira alla collera a manifestazioni meno intense, ma più frequenti quali irritazione, fastidio e impazienza.
La rabbia provoca un’attivazione fisiologica intensa che “accende” tutto il corpo e crea una spinta energetica nell’organismo che lo prepara all’azione, ma che cosa la scatena?
Spesso la causa è un ostacolo che impedisce il soddisfacimento di un desiderio o è l’imposizione di un danno.
Ci si rende conto di quanto questo sia vero quando pensiamo all’”oggetto” verso il quale proviamo rabbia, che in linea di massima è rappresentato dalle altre persone o da oggetti inanimati. Spesso però le cose diventano l’oggetto dello sfogo di una rabbia che può avere un’altra causa, in genere un’altra persona. Sono proprio i nostri simili, che bene e spesso, sono l’origine della nostre frustrazioni, costrizioni o ostacolano, volontariamente o meno, il soddisfacimento dei nostri desideri, suscitandoci inevitabilmente una reazione di rabbia.

17 aprile 2014
Dott. Maria Paola Camporesi
Servizio Liberamente – Cooperativa Il Millepiedi
Immagine di apertura: Che rabbia! di Mireille D’Allancé

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